Vuoi sapere se la tua impresa è in salute?
Partiamo dal presupposto che, se vogliamo qualche informazione più dettagliata sullo stato di salute di un’impresa, possiamo cominciare con il leggere il suo bilancio.
Ma come fare se non siamo dei tecnici? E soprattutto… dove possiamo recuperarlo?
Innanzitutto, se l’impresa che vogliamo analizzare è una società di capitali, quest’ultima ha l’obbligo di depositare il bilancio in Camera di Commercio. Quindi, andando sul sito del Registro delle Imprese e inserendo i riferimenti dell’impresa che vogliamo approfondire, avremo modo di estrarre (a pagamento) l’ultimo o gli ultimi bilanci depositati.
Ora che abbiamo recuperato il bilancio da analizzare, possiamo procedere con la sua analisi.
Ti propongo un test.
Quale informazione andresti subito a recuperare dal bilancio?
Scommetto che andresti diretto all’ultima riga del Conto Economico: l’utile!
In realtà si tratta dell’ultima voce da analizzare, essendo influenzata da molte variabili.
Rimaniamo nel conto economico, ma partiamo dall’alto: i ricavi. Come sono andati rispetto all’anno precedente? Cresciuti, diminuiti o stabili?
Scendiamo e guardiamo il reddito operativo (EBIT).
Se il fatturato è aumentato, non è detto che il reddito operativo sia in crescita. Infatti, per capire la dinamica legata al reddito operativo, bisogna analizzare i costi della produzione.
Possiamo distinguere i costi in due macro voci: costi fissi e costi variabili. Da un bilancio CE è difficile fare questa distinzione, ma possiamo porre l’attenzione sugli acquisti di materiale e servizi, successivamente sul personale e infine sugli ammortamenti. Infatti, se l’impresa ha fatto degli investimenti, vedremo i suoi effetti sul conto economico proprio grazie a questi ultimi, che probabilmente sono aumentati.
Analizzando queste voci possiamo farci un’idea del modello di business impostato dall’impresa: più flessibile (maggiori costi variabili, tende ad esternalizzare il lavoro) oppure più rigida (tende a svolgere tutte le fasi del processo di produzione internamente).
Il fatto di vedere grandi variazioni sui due anni oggetto di analisi ci fa capire che qualcosa è cambiato nel modello di business. Ovviamente è difficile capire cosa. Non siamo figure interne in azienda!
Spostiamo ora l’attenzione sullo stato patrimoniale.
Qui le cose che ci interessano sono due:
Per il circolante dobbiamo confrontare l’attivo circolante con il passivo corrente (le voci nelle passività che scadono entro l’anno). Se il primo è maggiore del secondo, molto bene. Se non lo è, vanno approfondite le singole voci. Segnali di criticità potrebbero essere le rimanenze di magazzino in crescita. Oppure i crediti in crescita, che potrebbero indicare un tempo di incasso da parte dei clienti più lungo (e quindi una liquidità sul conto ritardata rispetto alla vendita).
Per quanto riguarda l’indebitamento, confrontiamo il patrimonio netto e i debiti (compreso il tfr). Qual è il rapporto?
Se il patrimonio netto è maggiore dei debiti, allora la nostra azienda ha un ottimo rapporto di patrimonializzazione. È stabile e i soci credono e investono nella propria attività. Se non lo è, anche qui indaghiamo sulla composizione dei debiti, soprattutto con riguardo all’incidenza tra debiti a breve termine (con scadenza entro l’anno) e debiti a medio/lungo termine (oltre l’anno).
Tutti questi elementi vanno calcolati singolarmente, ma è importante fare un’analisi complessiva. In questo modo ci saremo fatti un’idea sull’impresa: il puzzle ha preso forma!
Avremo risposte a tutte le nostre domande? Probabilmente no, non abbiamo a disposizione tutte le informazioni interne. Ma sicuramente, oltre a rappresentare un ottimo allenamento, ci siamo fatti un’idea dell’impresa con cui lavorare.
Ora che aspetti?
Prova a fare la prima analisi proprio sulla tua impresa e fissa una call conoscitiva con me per raccontarmi i risultati!
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